Sticciano (303 m.s.l.m.)
Roccastrada (479 m.s.l.m.)
Dislivelli:
salita mt. 572; discesa mt. 397
Tempo di percorrenza: 5.30 - 5.10
SCHEDA INFORMATIVA
Da Sticciano è possibile salire fino a Monte Leoni (616 km.) su un percorso non segnalato descritto qui di seguito; per questo esiste una alternativa alla percorrenza dell’itinerario così come descritto: fare l’escursione fino a Monte Leoni, poi l’itinerario fino alla Stazione di Roccastrada e di riproseguire per Roccastrada* con la corriera (le corse sono frequenti). Lasciato Sticciano passiamo in un ambiente caratterizzato da essenze di tipo mediteraneo con molte sughere ed in qualche punto, dove la roccia è affiorante, con arbusti di eriche, corbezzolo e cisti, anche se incontriamo ancora querce caducifoglie come cerro e rovere. È evidente come in tutta questa zona l’attività legata al bosco è stata ed è tuttora la ceduazione. Questo ha portato a favorire certe piante al posto di altre, sia per la facilità con cui ricacciano dopo il taglio ed il vigore dei polloni, sia per una selezione operata dall’uomo. La pianta per eccellenza che viene lasciata come matricina, cioè con il compito di inseminare il terreno, è il leccio, non solo per la sua ghianda ambita dal cinghiale (una volta dai maiali) e per il ricovero che può dare alla selvaggina alata, ma anche per la sua imponenza. Per ciò sono state favorite, in generale le piante sempreverdi e così sul complesso di M.te Leoni, soprattutto sulle pendici meridionali, si ritrova la tipica macchia mediterranea. Ancora accompagnati da questo ambiente, dopo avere passato un rimboschimento a pino marittimo, arriviamo nella zona di Pian di Muro ampiamente coltivata e di qui lungo una strada sterrata, alla Stazione di Roccastrada. Da qui, l’itinerario porta sulla provinciale e attraversatala prosegue sulla strada imbrecciata, di fianco ad una casa. All’inizio si passa un tratto di bosco che viene utilizzato a ceduo, con compenetrazione di vari tipi di vegetazione: prima mediterranea, con lecci, albatri, eriche e sughere, poi si infittiscono le essenze caducifoglie, soprattutto cerri. Dopo aver percorso una valletta ed essere saliti a un casale per un poggio calcareo con vegetazione arbustiva, si scende fino all’inizio della zona coltivata, caratterizzata da piccole proprietà, le “Cetine” dove oliveti, vigne e le divisioni a siepe disegnano piacevolmente i fianchi delle colline. In alcuni casi si può ancora vedere il vecchio modo di conduzione, con la “casetta” sotto alcuni alberi, qualche capra, animali da cortile, il pagliaio. Queste terre, facenti parte di latifondi (nella fattispecie della tenuta dei Patrizi-Chigi Marchesi di Paganico) erano una volta ricoperti da bosco. “Dicioccate” ad opera degli abitanti del paese con permesso della tenuta, furono date prima in affitto poi acquistate. Proseguendo, per una deviazione verso sinistra, da cui si gode una bella vista di Roccastrada, si arriva alla Civitella, una cassaforte medioevale che ha conservato molti dei tratti originari; particolarmente bello, all’interno del cortile, un arco ogivale in travertino, che spicca sulle bozze di pietra delle pareti. Continuando per la strada imbrecciata passiamo sotto al poggetto riolitico su cui sorgeva il castello di **Fornoli che insieme a Civitella Marittima e Pari, fu una delle sedi comitali della contea Ardenghesca ed è menzionato nella descrizione del confine occidentale e settentrionale del territorio grossetano nell’atto di possesso del podestà e sindaco della Repubblica senese: “A GESSIS DE SASSOFORTE USQUE A FORNOLI ET A CIVITELLA USQUE A SAXUM……” Arriviamo poco dopo sulla strada asfaltata alla località il Terzo e di lì a Roccastrada.
Escursione a Monte Leoni
Da Sticciano c’è la possibilità di fare una bella escursione fino a Monte Leoni (616 km.) fra coltivi all’inizio e forteti ricchi di essenze mediterranee poi caratterizzati da una numerosa presenza di sughere, con sporadiche piante di Rovere favorite dal suolo acido (rocce del Verrucano). L’escursione non è segnalata, si deve pertanto seguire questa descrizione del percorso. Ci si incammina sull’itinerario che porta alla Stazione di Roccastrada ma arrivati al Cimitero, anziché seguire le segnalazioni, si prosegue per la stessa strada imbrecciata che curva verso destra. Saliti un po’, la strada prosegue in piano. Quando inizia a risalire, sulla destra abbiamo una recinzione a rete metallica di un fondo chiuso con due bei pini marittimi ai lati dell’ingresso, sulla sinistra, a distanza di 20 mt. una dall’altra, ci sono due strade (la prima scende la seconda sale) che non ci interessano. Troviamo così Fonte Vecchia, (siamo a circa 1 km. dal paese), come dice il nome la più vecchia fonte di Sticciano, che può essere occasione di ristoro. Più avanti, al bivio, circa 10 mt. prima che la recinzione lungo strada del fondo chiuso termini, prendiamo la strada a sinistra. Lo stesso ad un nuovo bivio, dove proseguiamo sulla strada di sinistra che sale percorrendo un tratto di salita molto ripida. La strada di fronte si sarebbe ricollegata a questa più in alto salendo meno repentinamente con un tracciato più lungo. In cima alla salita ci sono due strade sulla destra, a qualche metro di distanza tra loro; la seconda è il ricongiungimento della strada meno ripida e più lunga. Da qui abbiamo una vista panoramica di tutta la piana fino al mare con Sticciano ed in lontananza Montemassi, i due termini di questi itinerari. Proseguiamo per circa 200 mt., trovando un cancello sulla sinistra ed ancora per circa 1 km. avendo sempre sulla sinistra una recinzione di filo spinato a tratti sfondato; a questo punto deviamo a sinistra in salita per un sentiero lungo la recinzione che non segue più la strada ma devia ortogonalmente alla stessa. È il confine tra il divieto di caccia e l’Azienda Faunistica Venatoria “I Murali” come si può vedere dalle tabelle affisse. Finita la salita, sulla sinistra c’è un passo nella recinzione, di ri seguendo la pendenza del terreno in circa 200 mt. si può arrivare sulla cima di Monte Leoni, punto topografico dell’Istituto Geografico Militare segnato da un pilone in sassi. Appena passata la recinzione dobbiamo oltrepassare un grosso cordone di sassi, che circuisce tutta la cima di Monte Leoni: sono i resti delle mura di cinta di un castelliere, un abitato pre-etrusco. Siamo in mezzo ad una bella cerreta con sottobosco ad erica e pungitopo che viene periodicamente tagliato per la conduzione a ceduo. Si alternano così periodi in cui le viste panoramiche sono limitate verso l’interno e periodi in cui la cima diventa un punto panoramico notevole, da dove si può spaziare fino al mare ed alle isole e verso l’interno, abbracciando tutto l’arco che formano i percorsi del Trekking Roccastrada.